Tutto è iniziato 2 anni fa a Karate, è iniziato quando ancora ero spaventato da ragazzi della tua età, 15 anni, per colpa di un trauma avuto alla tua età, ora ne ho 26, avevo quasi paura ad esibirmi li davanti a tutti voi credendomi in ritardo. Tu mi sei capitato all'occhio, alla mente, al cuore. Non so cosa mi ha spinto lentamente verso di te, tanto che sono riuscito a parlarti. E dopo aver iniziato con te, lentamente anche con gli altri sono riuscito a parlare. Il trauma ero convinto fosse finito, ma ancora avevo paura ad andare con voi oltre al "Come va", te compreso. Qualcosa ancora, mi ha spinto verso il voler sapere chi eri tu. Sapere da dove arrivavi per avermi salvato. Così mesi dopo a questa domanda, mi sono preso di coraggio e ho inziato a parlarti di chi ero io. Arrivando al punto di piangere per paura di non farcela davanti a te. In quel preciso momento, ho sentito parole molto belle, di conforto, di aiuto, di speranza, sentivo che da li non avrei più avuto ostacoli. Tu, con quelle parole "Io ci sono per te, conta pure su di me, come amicizia, supporto, aiuto, qui in palestra, anche fuori, nel Karate, io ci sarò." Che parole di speranza. Io non mi sentivo più solo in questo mondo di pazzi. Ma qualcosa, è andato diversamente da quel preciso istante. Certo ho pianto di gioia, ho deciso di afferrare l'occasione, addirittura mi hai ispirato al mio logo grafico formato da 3 punti principali, l'arte, la luce, il Karate, che sono la mia vita ora. E poi? E poi ho provato a conoscerti, tentare di vederti oltre quelle mura della palestra, capirci qualcosa in più. Ma qualcosa è sempre andato storto. Cominciando dalla visione di quella partita dell'Italia al bar del paese. Come ti è venuto in mente di dirmi che eri da amici, indirizzarmi nel posto sbagliato, e io una volta trovato il bar giusto, trovato anche te, raccontarmi il falso dicendomi che ti avevano cacciato dalla casa del tuo amico? Come. Come ti è saltato in mente? Me lo vuoi dire? Dopodichè ho scelto di perdonarti. Pochi giorni dopo c'è stata l'esibizione di Karate, dove poi sei fuggito nel nulla. Ho scelto di continuare ad allenarmi con te. Ci sono stati bei momenti, lo ammetto, qualche viaggio in macchina, tante bestemmie, un tentativo di guidare la mia macchina dove ti ho visto impacciato, sorrisi, e anche 2 abbracci, forse, l'inizio della fine. Tu fino a quel momento hai tentato di fare in modo che io mi affezionassi a te, per questo continuavo a perdonartele tutte. Accecato dai tuoi occhi brillanti. Da quel momento ho tentato l'incotro con te per imparare cose che di Karate non avevo compreso ma le parole tue sono state "Non sono buono ad insegnare" ... Poi sei caduto in motorino, ti sei fatto male, volevo passare a trovarti ma non c'è stato verso.. volevo telefonarti ma non hai voluto, perchè? Perchè questo rifiuto? Fino a questo punto penso di aver commesso soltanto 2 errori. Quello di chiederti presenza ad allenamento con me, e quello di chiederti aiuto e un incontro fuori da quelle mura dannate. In quel periodo mi sono chiesto "È veramente la linea del tempo il problema? È veramente l'età?" Non so se posso crederci. Allora ancora, ho scelto di perdonarti, allora volevo continuare. Era ormai fine agosto, quando ancora grazie a te sono riuscito a creare un logo per la palestra che stiamo frequentando, dato che si trasferiva esattamente al di la della ferrovia, dove stava l'altra palestra, la nostra ex concorrenza. Io fiero di tutto questo ti ho parlato della mia creazione, e di ciò che sarebbe stato fatto per me come premio. Che la titolare mi avrebbe aiutato, ti ho chiesto più volte se ci saresti stato a vedere la mia nuova evoluzione, la tua risposta è sempre stata si. Ma, a quel punto, al punto del trasferimento, dopo aver parlato con lo staff per gli orari dei corsi, vengo a scoprire che, non solo non mi hai detto che ti sei allenato già nella palestra nuova prima del tempo, ci sei andato anche con altri. Pensavo che ormai eravamo d'accordo. Da quel momento ho iniziato anch'io ad allenarmi, ma ho voluto parlarti riguardo alle menzogne precedenti, ormai è settembre. Ormai le foglie hanno inziato a cadere e così anche tu. Sembrava che tu avessi capito la mia sofferenza ma appena ti ho parlato di sincerità, mi hai riso in faccia. Questo mi ha spezzato a metà. Questo mi ha reso diverso verso di te, anche se ti ho dato la terza possibilità nonostante tutto. Arriviamo a metà novembre I mesi sono continuati. Ricevo un sms assurdo dove chiedo in palestra da dove può essere stato mandato, visto che il numero era scritto per metà, e cosa scopro, che anche tu, detesti le mie passioni, quell'sms è tuo. Sei un piantagrane. I tuoi movimenti facciali e la tua reazione di paura. Sei stato tu a mandarlo. Non ho la certezza materiale ma sono più che sicuro che "Coglione di merda tu e le tue merdate giapponesi, frocio" puoi averlo mandato soltanto te. Così ti ho perdonato anche questa, e siamo alla 4. Arriviamo a dicembre, i mesi precedenti più o meno li abbiamo passati bene nonostante quello. Abbiamo provato la sauna ed è stato molto divertente vederti dare di testa dal caldo. Ancora i tuoi occhi brillavano, ed ero quasi contento. Mi hai chiamato Kagawa per tutto questo tempo, questo nome, non mi stava così male. Era quasi divertente sentirlo pronunciare da te. Alla fine di dicembre abbiamo avuto una gara di Karate, e io ho scelto di venirti a vedere, e ti hanno rotto un dito al Kumite. Questa cosa pare che abbia segnato tutto quanto nonstante la tua stretta di mano, quando ci siamo salutati. Pochi giorni dopo ho avuto l'esame per il passaggio di cintura arancione, e ti avevo chiesto presenza, avevo bisogno di te, ti ho aspettato fino all'ultimo momento, mi avevi dato la tua parola, ancora. Hai pensato bene di non farti vivo. No, anzi. Hai pensato bene di farti vivo alle 23:30 alla cena con tutti senza chiedermi nemmeno com'è andata. Qui si è concluso l'anno. Iniziato il 2015, la situazione è cambiata ancora, hai deciso di raccontarmi ancora una nuova cosa, che tua madre lavora nei pressi della palestra e che quindi non ti posso portare a casa perchè lei è vicino, su due piedi ho provato a crederti, ma vedi, non è tanto il non portarti a casa che mi da fastidio, è tutta la tua figura falsa che hai. È tutto il modo strano che hai di dire menzogne. Ti si vede a km che menti spudoratamente con chi non ti va a genio per motivi che sai soltanto te. Le cose hanno cominciato a non combaciare più quando il tuo grande amico ha iniziato a portarti a casa, già, quell'essere inseparabile a te che mi lascia una forza oscura ogni volta che lo vedo, chissà che ha, e chissà perchè te ne sei così attratto, in qualche modo a me da solo repulsione, forte. Senza sapere che era tuo amico, a settembre appena l'ho visto ho sentito qualcosa di strano, negativo in lui. Ma non mi riguarda. Non più almeno. Dopo questa situazione proprio l'altro giovedì scorso, dove ancora mezza parola ce l'eravamo detta, decido di uscire dalla palestra per andare a casa, e vedo la macchina di tua madre arrivare da verso casa tua. Non ci ho più visto, non potevo più perdonarti anche questa cosa. Ancora, l'ennesima menzogna da parte tua. Così sono tornato indietro mi sono avvicinato a te che aspettavi davanti alla palestra e ho dato un'accelerata facendomi notare, che mi ero accorto. Risultato, da ieri non mi saluti nemmeno più. Ci vogliamo fare due domande? Io non riesco a darmi una spiegazione a tutto questo. Riesco solo a dire che ho sbagliato. Ho sbagliato io per primo ad andare oltre al "come va". Ho sbagliato tutto, dovevo dare a te la possibilità di parlarmi, non dovevo spingerti a farlo. Ho sbagliato a credere alle tue parole.Ho sbagliato a fidarmi del tuo "ci sarò".Ho sbagliato a portarti a casa. Ho sbagliato a giocare con te. Ho sbagliato a prendere le tue parole sul serio. Ho sbagliato ogni singolo attimo con te. E infine ho sbagliato a credere ai tuoi occhi.
Ora non ho altro che un ricordo insensato di te, che si mischia tra la rabbia e la voglia di piangere. Questa cosa fa male. Io vorrei parlarti ma so che potresti non capire, e soprattutto, ora potresti non volermi ascoltare, falso come sei cercheresti di scappare in qualche modo inventandoti qualche scusa. Non riesco a darmi pace. Non riesco, non ce la faccio. Mi vorrei fermare, per mesi e mesi, ma poi te la darei vinta. Ho paura che poi mi rovinerai alle spalle, mi aspetto pure questo ormai. Potrei perdere tutti. Questa notte un sogno mi ha avvolto in cui domani, iniziando la lezione nessuno dei ragazzi del corso mi rivolgeva la parola. Ed è così che deve finire? Devo perdere tutti? Vuoi che me ne vado? Cosa devo fare, perchè tu sia felice? Cosa devo fare per comunicare con te in modo umano? Cosa devo fare? Dimmi, cosa.
Ti faccio una promessa però. In qualche modo ti farò pagare questa situazione. Ci ho sofferto così tanto. Ho preso troppo a cuore la tua esistenza, e ora, mi ritrovo con niente e la paura di fidarmi degli altri per la seconda volta. Questo è quello che hai fatto. E non posso permettermi di rivivere il passato. Ti voglio ancora bene, e per questo, pagherai. Ti renderò la vita difficile dove potrò, migliorerò, mi allenerò, cambierò come persona, sarai la mia ragione di miglioramento. Non voglio essere come te. Non ci penso minimamente. Combatterò contro di te, per te.
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